Occupandomi di progettazione grafica da molti anni, i font mi hanno sempre affascinato molto e da quando ho iniziato ad approfondire il lettering nel 2016, ho iniziato ancora di più ad interessarmi al mondo della tipografia e dei font: come si progetta un font? Qual è la loro storia? Come influenzano il mondo in cui viviamo? Come ne è cambiato l’utilizzo dai punzoni al computer?
A Novembre 2017 quindi, ho visitato il Museo Bodoniano che si trova a Parma, nella mia città, all’interno del complesso della Pilotta vicino alla Biblioteca Palatina. Non è un museo molto conosciuto, purtroppo, ma è considerato il più antico museo della stampa in Italia, inaugurato nel 1963 in occasione del 150° anniversario della morte di Giambattista Bodoni.

La visita va prenotata e concordata in anticipo, e vale davvero la pena sia per chi è “del mestiere” o molto appassionato, ma anche per chi vuole saperne di più su Bodoni e la stampa.
In questo momento (27 maggio 2021) il museo è chiuso in preparazione del nuovo allestimento che vedrà il museo trasferito in nuovi locali, al piano terra sempre all’interno della Pilotta, complesso monumentale che ha ospitato originariamente la Stamperia Reale di cui Bodoni fu chiamato a dirigere dal 1768.
La stampa si diffonde in Europa a metà del ‘400 per opera di Johann Gutenberg (quello della prima Bibbia stampata per intenderci) e si attesta che il primo libro tipografico fu creato proprio a Parma nel 1472. La stampa diventa di ampia diffusione fino a cambiare anche il modo di creare i libri: dapprima si usava la pergamena che poi è stata successivamente sostituita con la carta, nasce la copertina con i dati del libro, fino ad arrivare al ‘600
Giambattista Bodoni, il Principe dei tipografi
Bodoni, piemontese di nascita, si trasferisce a Parma su richiesta dell’allora duca di Parma Ferdinando, che lo nomina direttore della Tipografia Reale. Figlio di uno stampatore, Bodoni impara la professione fin da piccolo, si dedica sia alla stampa che all’incisione dei caratteri utilizzati per la stessa.
Durante il suo periodo a Parma insegna l’arte tipografica, supervisiona molte edizioni di classici, fino ad arrivare nel 1798 a disegnare il famoso carattere che prende da lui il nome e che oggi tutti conosciamo e utilizziamo.

Il carattere Bodoni dal 1798 ad oggi
Il Bodoni fa parte della famiglia dei Serif, cioè dei caratteri graziati, che presentano piccoli ornamenti alla fine delle aste, le grazie appunto. Un carattere basato sul disegno di Baskerville e Didot, con un alto contrasto nelle lettere fra le aste sottili e quelle spesse, dando vita così ad un carattere armonioso ed elegante. Il Museo Bodoniano conta più di 25.000 punzoni di questo carattere comprese le sue varianti, caratteri esotici e ornamenti.
Con l’avvento del digitale oggi ne esistono moltissime versioni, con linee più o meno sottili, alcune riadattate per aumentare la leggibilità dei testi nella stampa anziché prediligere i principi matematici alla base della costruzione di un carattere; questo font infatti, è perfetto per titoli, loghi o testi di grande dimensione.

Il Manuale Tipografico
L’opera più importante di Bodoni, rimane il “Il Manuale Tipografico” pubblicato postumo nel 1818 dalla moglie Margherita Dall’Aglio e considerato un vero capolavoro di stile e raffinatezza, la Bibbia della tipografia. Contiene più di 600 tavole fra incisioni e ornamenti, caratteri latini ed esotici.
I principi che costituiscono per Bodoni nella riuscita di un buon carattere sono i seguenti (fonte Wikipedia):
- l’uniformità o regolarità del disegno, che consiste nel comprendere che molti dei caratteri in un alfabeto hanno elementi in comune che devono rimanere gli stessi precisi in ognuno di essi.
- l’eleganza unita alla nitidezza, ovvero il giusto taglio e la rifinitura meticolosa dei punzoni che producono una matrice perfetta dalla quale ottenere caratteri nitidi e delicati.
- il buon gusto: il tipografo deve restare fedele ad una nitida semplicità e non dimenticarsi mai del suo “debito” con le migliori lettere scritte nel passato.
- l’incanto, una qualità difficile da definire, ma che è presente in quelle lettere che danno l’impressione di essere state scritte non con svogliatezza né con rapidità, ma con somma calma come in un atto d’amore.

L’influenza sulla città di Parma
La presenza del famoso tipografo nella città di Parma ha influenzato molto l’utilizzo del carattere nei secoli: le pubblicità, le comunicazioni visive, l’editoria del territorio, le targhe delle strade… sono solo alcuni esempi dell’omaggio che la città porta a Bodoni. Ultimo significativo esempio di questa influenza lo si può vedere nel quotidiano della città, La Gazzetta di Parma che, in occasione di un massiccio restyling grafico in aprile di quest’anno, ha creato una propria versione del Bodoni – il Gazzetta di Parma 1730 – da utilizzare nei titoli degli articoli e nel logo del quotidiano.

L’importanza della tipografia oggi
Dopo tanti anni come grafica, ho avuto il piacere di visitare questo luogo magico che racconta un pezzo fondamentale della storia tipografica italiana.
In quella lunga stanza piena di libri antichi, pubblicazioni originali, punzoni di ogni tipo, teche piene di materiali per la stampa, torchi e presse… mi sono persa ad immaginare come fosse impaginare e stampare un libro a quell’epoca! Per un grafico e un appassionata di tipografia come me, è importantissimo conoscere la storia della tipografia, capire come è nata e soprattutto come funziona.
Vedere come il lavoro manuale dello stampatore ha inevitabilmente influenzato quello di oggi dei graphic designer, è alla base del mestiere di grafico e di chi si occupa di disegnare le lettere. C’è una strettissima connessione fra progettazione grafica, font e disegno: per questo amo occuparmi di lettering mantenendo sempre uno sguardo attento alla tipografia.